Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Se
arriva novembre e giri ancora a mezze maniche, inizi ad avvertire un
palpito di confusione. Ma come? E' autunno inoltrato, è subentrata
l'ora legale, dovrebbe essere finito lo stress umorale ciclico
provocato dal cambio di stagione!
Io
voglio che la cipolla rientri nella mia vita portandosi dietro
l'aglio, voglio chiudere a chiave Gaviscon in un cassetto, voglio
tirare fuori i vestiti più pesanti senza sudare.
Perché
non posso procedere dritta verso l'inverno? Cos'è veramente reale?
Che senso ha il tempo? Perché esistiamo? Come faccio a esercitare la
calma in un mondo in cui Ronn Moss, dopo 6400 puntate di Beautiful,
dopo venticinque anni che interpreta Ridge Forrester, viene
sostituito?
E,
se a causa dell'ambiguità climatica, io dovessi decidere di non
rinnovare il contratto a progetto che ho con me stessa, che
succederebbe? Entrando in camera mia, Oris vedrebbe un'altra persona
a tracannare Estathè, fissando la tavola periodica degli elementi?
Leggerebbe una scritta di recast in sovraimpressione: «Il
personaggio di Iris verrà interpretato da Gegia nel prosieguo delle
puntate»?
Cosa
diavolo mi sta succedendo? Perché mi sento in un limbo di
confusione, come se fosse colpa della temperatura il fatto che non
riesco a passare sotto il bastone? Perché non ce la faccio a calmarmi?
Eppure,
quando sono tornata a casa, lo scorso week end, eravamo invasi dalle
cimici verdi, così come dovrebbe essere in un autunno chiaro e
limpido, senza ripensamenti.
Questo
mi avrebbe dovuto pacificare con l'autunno.
«Papà,
cos'è questa puzza?»
«Devi
aver schiacciato una cimice. Come quasi tutti gli eterottori,
anche i pentatomidi,
per difendersi, rilasciano una sostanza fortemente revulsiva»
«Secondo
te, può essere che il dipartimento della difesa degli Stati Uniti
sia a forma di pentagono per ricordare una cimice? E' per questo che
le piccole spie si chiamano cimici? Può essere che la Merkel ha
scoperto il datagate
perché ha sentito la puzza?»
Mio
padre, ovviamente, non ha risposto a queste domande, non perché
fossero retoriche o surreali, o perché fosse lapalissiana la babele
delle mie questioni e la tangente intrapresa. Mio padre non ha
risposto a queste domande, per il semplice fatto che lui è una voce
fuori campo discriminatoria: politica internazionale no, tipologie di
serpenti sì; sentimenti e ammennicoli vari no, funghi velenosi e
mescole polimeriche sì.
«Papà,
ti presento Pezzetta, un mio caro amico»
«...»
«Sai,
accetta la mia dipendenza dall'Estathè e fa le pulizie al posto di
Oris...»
«...»
«Svegliatosi
una mattina da sogni
agitati,
si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo.
Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco
il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti
segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta del letto, vicina a
scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e
sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale,
tremolavano senza tregua in un confuso luccichio dinanzi ai suoi
occhi...»
«Dunque,
caro Pezzetta, hai subito una metamorfosi. Potremmo risalire alla
tipologia di insetto, se mi dai maggiori informazioni»
Insomma,
Kafka sì, «Con quale parte del mio corpo ho schiacciato questa
fottuta cimice visto che la puzza me la sto portando dietro per tutta
la casa?» no.
Se
arriva novembre, giri ancora a mezze maniche, all'orizzonte non c'è
ombra di un lavoro sensato o di un'esistenza chiara, la domanda
dell'Estathè non si abbassa a causa del caldo, il viaggio sul
regionale che ti riporta a casa non è per niente filosofico, flotte
di cimici rincoglionite ti rumoreggiano intorno fino a che non ti
siedi su una di loro (crepandola c'u
mazz, come hai fatto con i Rayban
vintage anni ottanta di tuo padre che, però, grazie al cielo, non
puzzavano così) e poi scopri che per tua nonna, Ridge o non Ridge, è
sempre Beautiful e che Il muto
(ovvero tuo padre come lo chiamano i suoi amici della squadra di
caccia al cinghiale, visto che non si degna di rispondere alla
ricetrasmittente) si è preso una zecca dei boschi, certo che inizi
ad avvertire un palpito di confusione e perpetri nella mancanza di
calma. Altro che metafisica della qualità. Altro che non esistono
più le mezze stagioni. Altro che lo zen e l'arte di procedere verso
i livelli più elevati di svuotamento dalle ansie.
«La
zecca è un ectoparassita
ed è ematofago,
si nutre di sangue»
«Dunque
non conosce il concetto buddista della vacuità...»
«Spesso
si stacca da sola dopo che ha finito il suo pasto, per questo non
l'ho tolta subito»
«Oscilli
tra essere una pagina di Wikipedia e una di Yahoo Answers, papà.
Penso che, in caso di metamorfosi, diventeresti Philippe Daverio»
«...»
Se
mio padre non soffrisse di mutismo selettivo avrebbe dovuto
rispondermi con la frase simbolo della mia amicizia con Core.
Quando
un ospite finisce il mio Estathè, quando le giornate sembrano non
avere senso, quando Gegia si taglia i capelli corti per entrare di
più nel mio ruolo, quando pesto tre merde con cinque passi e ottobre
non sembra ottobre, io chiamo Core e lei, con lo stupore necessario a
non farmi sentire pazza, esclama: «Ma che davero Daverio?», come se
la filosofia estetica del mondo potesse essere salvata da una mano a
cucchiara.
E'
così che io mi calmo, respiro e divento vacua.
Come
una bottiglia di Estathè a fine ottobre.
Prego,
novembre, puoi arrivare: io e Gegia siamo pronte.
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