Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

martedì 8 ottobre 2013

I pomeriggi senza thè

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

C'è sempre un momento di scoramento nella solitudine: è quel vestito che non riesci a chiudere da sola, è l'Estathè che termina e non puoi chiedere a nessuno di andare a procurartelo, è il cinema con la coppia davanti a te che pomicia e beve dei brick di Estathè («Oh, ma dove li avete comprati?»), è la lampadina che ti si fulmina e tu che devi fare su e giù dalla scala venti volte per stringerla e poi provare l'interruttore, ristringerla e riprovare l'interruttore, e la luce non torna mai.
Già, ti sembra che la luce non tornerà mai.
Quello è il momento in cui, di solito, la mia amica Marco Polo, donna di mondo e di veneta concretezza, mi dice: «Senti, Iris, io finisce che mi iscrivo a Meetic»; oppure mia madre, in macchina, mentre mi porta -a digiuno- ad affrontare la gastroscopia, afferma sicura: «Il medico lo conosco e mi sembra proprio il tuo tipo...», che ti verrebbe da dire «Certo, mamma: lo conquisterò con un conato di vomito», ma non puoi perché hai già un conato di vomito.
Come tutti i nati degli anni ottanta sanno, c'è solo una voce che può accompagnare tutto questo: capelli neri, ostinata gettoniera a separarli sulla testa e fianchi larghi melodicamente italiani.
La settimana scorsa, quando quei due debosciati membri della mia famiglia mi hanno abbandonato, è arrivata lei a farmi compagnia, cantando la solitudineee, questo silenzio dentro teee...
E, nella malinconia degli amarcord, abbiamo parlato del mio primo amore Marco che, anche se si chiamava come il suo (e come la mia amica veneta), non se n'è mai andato per non ritornare più, anzi: mi ha chiamato tutte le sere dei cinque anni delle elementari più i tre anni delle medie per chiedermi di controllare i compiti e, in queste millesettecento telefonate, mi avesse mai detto è l'inquietudine di vivere la vita senza te, 'sto stronzo.
Mi chiedeva solo di ripetergli i compiti per avere la sicurezza di averli segnati tutti, perché noi due eravamo i primi della classe e lui voleva che stessimo sempre allo stesso livello.
Laura Pausini avrebbe dovuto cantare La solitudine dei numeri primi della classe.
«Non è possiiibileee diviiidereee un nuuumero per zerooo, la solitudineee...»
«Hai visto Laurona? In metrica, ci sta...»

C'è sempre un momento di scoramento nello stare assieme: è quel pensiero che non riesci a concludere perché Oris si annoia e vuole che tu le presti tutta la tua attenzione, è Pezzetta che toglie dal frigo l'Estathè per metterci la sua birra, è il cinema con la coppia davanti a te che mentre pomicia ti dice che i brick li ha comprati nel supermercato affianco e Oris e Pezzetta ti impediscono di uscire dalla sala per procurartelo, è la pubblicità di adottaunragazzo.it che rompe tutti gli equilibri in casa, scatena l'inferno delle prese di posizione e induce alla lotta senza quartiere: il silenzio non torna mai.
Già, ti sembra che il silenzio non tornerà mai.
«Ma che non l'hai vista la pubblicità? C'è una vecchia! Secondo me, il sito funziona che tu, vecchia, sola con la pensione di cui non sai cosa fare, aiuti economicamente un giovane precario e lui magari ti telefona la sera, viene a pranzo la domenica... Sennò perché si chiamerebbe adottaunragazzo.it
«Sì, ha ragione Oris.»
«Ma dove vivete? E' un sito d'incontri! La pubblicità è ironica...»
«A volte mi domando se vivrei lo stesso senza te...»
«Laura, non puoi cantare mentre litighiamo!»
«Ma quale ironia! Ma perché devi sempre pensare che tutto giri intorno all'accoppiarsi?»
«Perché tutto gira intorno all'accoppiarsi!»
«Lì da sooola, dentro a un briiivido, ma perché lui non c'è...»
«La senti questa? Questa vende milioni di dischi in tutto il mondo parlando dell'accoppiarsi...»
Quando ho fatto partire una googlata su questa storia per sbugiardare Pezzetta in nome della versione sociologicamente impeccabile mia e di Oris, come prima cosa ho pensato che la battuta su Meetic della mia amica Marco Polo sarebbe dovuta cambiare, visto che Meetic è niente rispetto a questo sito di incontri in cui puoi mettere gli uomini nel carrello, c'è un contatore di parole dolci scambiate, una selezione con offerte e gli uomini ti possono mandare degli incantesimi. Non vorrei insistere, ma alla voce Serie speciale: i preferiti dalle mamme, mi è parso di vedere la foto del mio gastroenterologo.
Mi è venuto un conato di vomito.
Non per il sito o per il mio medico, ma per altri due motivi: innanzitutto, negli scaffali non c'era Estathè e, seconda cosa, aveva ragione Pezzetta.
Tanti catastrofici affari possono succedere nella nostra vita, ma non può accadere che abbia ragione Pezzetta: quella è davvero la fine.
Orde di cagacazzi si sono riversati per strada a festeggiare, Laura ha cantato Don't mess up my baby dei Black Lips in suo onore, lui e Marco (tornato solo per la grande occasione) hanno stappato una bottiglia di Estathè e il cielo si è fatto scuro d'improvviso.

«Oris, lo sai che racconterà questa storia per anni?»
«Lascialo fare, per una volta che ha ragione...»
«Non ti crea imbarazzo essere talmente in un altro mondo da non riconoscere un sito d'incontri nemmeno se te lo sbattono in faccia?»
«No, mi crea più imbarazzo conoscere a memoria tutte le parole de La solitudine»

Pezzetta sta ancora festeggiando per la sua vittoria, si è accodato ai caroselli dei romanisti.
Se lo incontrate per strada, in un carrello della spesa insieme a Laura Pausini, dategli un'occhiata: è il piatto del giorno, scontato, in offerta, insomma, basta che ve lo prendete.
Si chiamano saldi.

E non c'è mai un momento di scoramento durante i saldi. 

Nessun commento:

Posta un commento