Se
avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo
“Ehi
tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi
una voce fuoricampo”
Mia
sorella Oris ha acquisito, nel tempo, diverse specializzazioni: ha un
master in persuasione silenziosa di soggetti iperattivi (fa le cose
con una lentezza talmente snervante da condurti a terminarle al suo
posto, pur di vederne la fine -ok, lo ammetto, sono io il soggetto
iperattivo), un diploma in movimenti ondulatori post-cena (riesce a
girarti intorno mentre sparecchi, facendoti pensare che ti sta
aiutando, ma in realtà la sua è la danza di chi non sta muovendo un
dito) e una laurea in Se
fossimo in un mondo giusto, io ne sarei l'imperatrice.
Poco tempo fa, abbiamo
ritrovato un suo tema delle elementari (ripeto: elementari!) che
cominciava così: «Io ottengo sempre quello che voglio...».
Credo che, a tal fine,
lei utilizzi una forma raffinata di pressione. Pressione bassa,
ovviamente: molto bassa. Un'ipotensione che non riusciamo nemmeno a
percepire ma che ci lavora ai fianchi, mistifica, confonde le carte
in tavola, e porta a:
«Pezzetta, perché
stai lavando i piatti?»
«Perché Oris li ha
lavati ieri e oggi a pranzo»
«Veramente, ieri li ho
lavati io e oggi, a pranzo, lei nemmeno c'era»
«Cazzo, m'ha fregato
pure oggi. Vabbè, tanto ormai ho finito...»
E' stato così che è
successo tutto. E' stato così che io e Leopardi ci siamo ritrovati
su uno step, in imbarazzo, sudati e senza che io potessi bere
Estathè.
Ora,
come ben sapete, ho già il mio bel carico di problemi, quindi lo
sguardo fisso di Oris, con quegli occhi giganti da Pollon Combina
guai, e il mantra Andiamo
almeno a vedere com'è la palestra
che ha usato contro di me, non ho potuto sopportarlo oltre un certo
tempo.
Dopo sette anni, ho
ceduto e l'ho seguita.
L'infida
biondina dei Ricchi
e poveri,
mentre io guardavo veramente com'era la palestra, ha tirato fuori il
bancomat e ha fatto l'abbonamento di tre mesi per entrambe; poi mi ha
detto «Ormai ho pagato, ora ci devi venire». E poi, piano piano,
dentro di sé, io lo so, si è detta: «Io ottengo sempre quello che
voglio!».
«Irisù, tu non me pòi
fa quescdo. Ce simo messo tandi anni pe' fatte venì quella bella
gobetta sulle spalle. Mo' la volemo perdè cuscì, de pundo in
bianco?»
«Giacomo, lo so, ma mi
ha ricattato»
«Se chiama Silvia 'sda
stronza, vè?»
«No, si chiama Oris»
«Eravamo quasci
arrivadi alla seconda gobba, c'eravamo quasci. Scendi da sto scalino,
'namo a scrive 'n sonetto...»
«Giacomino, non so che
dire. Ora non mi distrarre, però, sto facendo GAG!»
Il ventinovesimo
cerchio della mia vita, in questa quotidiana (e poco divina)
commedia, è stato finora suddiviso in tre gironi infernali: rottura
del gancio della tenda, matrimonio senza amore con il Gaviscon e
scoperta dell'esistenza del GAG.
Gambe-addominali-glutei
è una forma di tortura moderna, durante la quale un istruttore
sudato dai bizzarri gusti musicali racconta a uno specchio pieno di
donne molto più sudate di lui una serie di mosse ritmate con step,
tappetino e bilanciere.
Mentre Giacomino beveva
Estathè alle mie spalle, cercando di trovare un termine giusto per
descrivere le ragazze di quella classe, a me ne è venuto in mente
solo uno, in romanesco.
Erano «ingarellate».
Eravamo ingarellate.
Io, che inciampo pure a
ballare l'Hully Gully, mi ostinavo ad andare avanti anche se
usavo sempre il piede sbagliato, muovevo sempre il braccio opposto;
mentre Oris, molto più musicale, seguendo meglio, assumeva un
colorito sempre più nefasto, molto simile al ravanello, che contando
che di solito è una bambola di porcellana che ha mangiato troppi
latticini, faceva davvero impressione.
«Simo pazzi? Guardate
che potete morì se 'nnate avandi! Altro che sudate carte!»
Quando ci ha fatto
stendere a terra, la mia esofagite si è fatta sentire: ho guardato
Oris, Oris ha guardato me e ha capito che mi stava venendo la nausea
perché non posso essere distesa senza un sostegno per la testa.
«Ti prego, non
vomitare», mi ha detto.
«Soffrirei troppo nel
non poterti riprendere con l'iPhone. Lo sapevo che dovevo
portarmelo!»
La sorellanza è un
amore profondo, si sa.
Grazie alla
disambiguazione su Wikipedia, Leopardi è tornato indietro da gag,
scena umoristica a GAG, sequenza di esercizi di fitness,
io ho finalmente bevuto un po' di Estathè e mi sono salvata.
Potevamo morire, ma non
siamo morte. Oris ci ha messo tre ore a tornare del suo colorito
naturale e non ci siamo dette del disagio vissuto fino a quando non
abbiamo incontrato il Pilates, ugualmente faticoso, ma molto più
consono alle nostre peculiarità.
«Qui mi sento più a
mio agio», mi ha detto Giacomo. «Te posso pure legge' le poesie,
mentre mantieni la posizione...»
«Pezzetta, lo sapevi
che abbiamo più di settecento muscoli nel nostro corpo?»
«No»
«Io e Iris ne usavamo
meno di un decimo, calcola che tutti gli altri ci bruciano»
«E quindi?»
«Puoi lavare tu i
piatti?»
Il Pilates incoraggia
l'uso della mente per controllare i muscoli.
Oris utilizza lo
scoramento dei muscoli per controllare la mente.
Pezzetta lava i piatti
e io, con molto probabilità, mi ritroverò a «provare» un corso
che si chiama Fit burlesque.
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