Memorie di una bevitrice di Estahè

Memorie di una bevitrice di Estahè

martedì 8 maggio 2012

La mia vita senza thè

Se avessi potuto scegliere, io avrei voluto una voce fuoricampo 
Ehi tu, Dio!”, gli avrei detto “Non darmi tutte queste tette, dammi una voce fuoricampo”

L'inizio di maggio mette ansia, diciamoci la verità. Non che gli altri mesi siano meglio, ma quando inizia maggio, Oris stila una lista delle cose che possono succedere a me, a lei e a tutta la nostra famiglia perché sostiene che se ci deve succedere qualcosa di brutto, succederà a maggio e che le tragedie, elencandole, le esorcizzi.
Oris non è una persona molto affidabile e, di solito, le sue credenze sono illogiche ed irragionevoli: non ci appoggeresti dentro nemmeno i bicchieri sbeccati, però, in questo caso, ha terribilmente ragione.
Ogni anno, a maggio, cascate di estathè irrorano il calendario, scavando giorni profondi come abissi: si beve per dimenticare, per sostenere il peso dell'ultimo mese di primavera e per festeggiare l'inizio di una nuova stagione perché ogni volta che si chiude una porta, già un altro stronzo è pronto a bussare.
Un anno fa, Chewbecca ha iniziato a perdere copiose ciocche di peli ed ha deciso di lasciarmi. Via mail. Nessuna “difesa Chewbecca” potrà mai scagionarlo dalla sua colpa, nemmeno se fosse il suo tricologo a pronunciarla.

Signorina, veniamo noi con questa mia addirvi una parola che scusate se sono poche ma sette cento mila lire; noi ci fanno specie che questanno c’è stato una grande morìa delle vacche come voi ben sapete.: questa moneta servono a che voi vi con l'insalata consolate dai dispiacere che avreta...”
I tuoi hanno speso anche i soldi per farti studiare. Complimenti.”
...”
E soprattutto, queste settecentomila lire me le potevi pure dare come buona uscita, visto che l'anello l'hai rivoluto e non mi hai fatto recapitare nemmeno una cassa di estathè di scuse...”
...”
Oddio, ce ne sarebbero volute almeno settecentomila di casse di estathè non mescolati con la passiflora per farti perdonare, ma questo è il guaio di perdere i capelli, che si perde pure la forza. Chiedi a Sansone, Chewbecca, lui te ne può raccontare delle belle...”
...”
Che dire? Mi mancherai. Mi mancheranno le nostre partite a Risiko, quando ti incazzavi se ti attaccavo e nemmeno il fatto che dovevo distruggere le tue armatine ti faceva smettere di urlare che il mio era un attacco alla tua persona. Mi mancherà il modo in cui prendevi a calci i cerchioni delle macchine degli altri perché non ce la facevi a fare manovra. Mi mancheranno le nostre discussioni sul marrone, che no cazzo, non è il colore che sta bene con tutto. Mi mancherà la tua autoironia e quel posacenere che hai spaccato a terra quella volta che ti ho detto che un tuo cortometraggio faceva cagare. Mi mancherai Chewbecca. Comprati un bel toupet.”
Salutandovi indistintamente i fratelli Caponi (che siamo noi i Fratelli Caponi)
Almeno hai parlato....”
...”
... e almeno, adesso, hai smesso di parlare.”

Lo so, lo so. E' una voce fuoricampo amara questa voce di inizio maggio: è nostalgica come una puntata di Beverly Hills, come le trecce che Sansone si faceva sciogliere al posto dei cavalli e come un ammanco di settecentomila lire vintage.
Ma stavolta, va così.
Non me ne abbiate: passo il mio tempo con Oris, a stilare liste su improbabili arche dell'alleanza che fulminano di netto la nostra famiglia, hotel del terrore che trasformano i padri in surreali “dull boy” e androidi che combattono contro le dichiarazioni dei redditi che fanno le madri.
Alla fine, a cinematografare la vita rischi di diventarci scema.
Meno male che ho il mio estathè.
Lui di certo, non mi lascerà mai.
E se dovesse farlo, sicuramente non me lo comunicherebbe via mail.


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